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Le tipologie abitative a trullo.

Tra le tipiche abitazioni umane del nostro territorio, i trulli sono stati per molto tempo rifugi di agricoltori e pastori.
I primi trulli a forma conica sin dalla base rocciosa su cui poggiavano, avevano un ingresso basso, composto da due pilastrini ottenuti con la sovrapposizione di pietre smussate che terminavano con altre due più lunghe e accostate obliquamente fra di loro (arco matto o bilite).
In seguito, i maestri trullari, per sfruttare al meglio superfici e spazi, migliorarono le tecniche costruttive del trullo, iniziando a realizzare la cupola di forma conica a circa due metri dal piano terra, sopra una base a forma cilindrica, inizialmente, e quasi cubica successivamente.
L’utilizzo dei trulli era diverso, secondo il fabbisogno della famiglia che ci viveva, oppure conservavano soltanto gli attrezzi agricoli, paglia, fieno, le derrate alimentari, custodivano e tenevano al riparo dai rigori invernali gli animali domestici.
Al sedicesimo secolo risalgono i più antichi trulli, molto compatti, che presentano una muratura a secco molto larga, fino a qualche metro.
Il trullo più comune, ancora in uso, è caratterizzato da una base quasi quadrata, dalla muratura alta un paio di metri con un varco d’ingresso, su cui poggia una cupola conica rivestita di pietre piatte (chiancarelle) in riga circolare, ma non in fila fra di loro, perché l’acqua piovana deve scorrere su esse, senza penetrare nello strato sottostante e raccogliersi lungo una canalina realizzata alla base del cono. Attraverso una condotta verticale, di terracotta, l’acqua è convogliata nella cisterna sottostante o attigua al trullo.
In passato, l’acqua sia per uso personale che domestico era attinta dalla cisterna per mezzo di un secchio di latta, collegato ad una fune di sparto o a una catena. Più trulli, costruiti a schiera, potevano essere intercomunicanti fra loro. Il trullo più grande, utilizzato dalla famiglia contadina come soggiorno, era collegato attraverso arcate, alla cucina dotata di caminetto, ad un’alcova che poteva contenere solo un letto e ad un secondo trullo. Questi trulli avevano un soppalco di legno che iniziava dalla volta del cono, cui si accedeva per mezzo di una scaletta a pioli. Sul soppalco erano depositate tutte le derrate alimentari che la famiglia, autosufficiente, doveva utilizzare durante i mesi invernali.
Queste modeste abitazioni, a volte, presentavano altri corpi di fabbrica: pollaio con forno sovrastante, cucina esterna per soddisfare esigenze diverse, un rifugio monocellulare per la custodia di un animale da tiro e da soma, un trullo per il deposito di paglia o fieno (caseddòne), una piccola corte e un’aia per la trebbiatura dei cereali.
I trulli costruiti a schiera e resi intercomunicanti attraverso arcate del tipo romano, costituivano il complesso di stalle o di jazzo con annessa corte dove si praticava un allevamento più esteso di bovini o d'ovini. Sia i “caseddòni”, sia i trulli stalla, come ultima copertura del cono, avevano un lastrone sollevabile per l’inoltro della paglia da depositare o per il ricambio d'aria, specie nei mesi caldi.
Per accedere alla sommità del “caseddone” si saliva attraverso una scaletta fatta di pietre piatte che, partendo dal piano terra, continuava per tutta la parte conica. Tanto lavoro umano implicava il totale riempimento del trullo con paglia o fieno. Il foraggio, per nutrire gli animali, era prelevato attraverso il normale ingresso del trullo.
Il trullo stalla, con le due mangiatoie ricavate nella muratura portante, del tipo a bilite o ad arco romano, presentavano un ingresso più largo rispetto a quelli classici ad arco romano, per facilitare il passaggio dei bovini e degli equini.
Queste tipiche costruzioni, fatte di pietra locale appena smussata sulle facce in vista, costruite attraverso la tecnica dei muri a secco, presentano per tutto l’anno una temperatura stazionaria che si aggira sui 15-20 gradi centigradi, perché la camera d’aria della muratura non disperde la temperatura interna e non acquisisce quella esterna.

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