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IL NUCLEO STORICO DI PUTIGNANO

Il centro storico di Putignano si caratterizza per le sue abitazioni, affiancate tra loro, in pietra locale, e dai tetti spioventi ricoperti di “chiancarelle”. Si tratta di case del tipo a torre, con le stanze sovrapposte rispondenti a tre livelli: sottano, mezzano, soprano. Questi tipi d'edifici circoscrivono i vicoli senza uscita, simili a piccole piazzette, conosciute con il nome di “iusi”, o delimitano stradine anguste, basolate di pietre. Lungo i vicoli e le stradine si aprono balconate e ingressi per accedere ai vari livelli delle abitazioni. Spesso, i costruttori di case, per ridurre la ripidità della scalinata, iniziavano ad edificare gli scalini dal piano della strada.
Le stradine strette e le case addossate, composte con spesse murature, nei mesi estivi non permettevano ai raggi solari di riscaldare gli ambienti e d’inverno riducevano al minimo la circolazione di correnti fredde. In passato le stradine si percorrevano a passo d’uomo o d’animale privo di carro. Alcuni vicoli più ampi, erano percorsi dagli asini che trainavano piccoli carretti carichi di derrate alimentari, ortaggi, legna ed altro. Sui lati di tali stradine, affinché i mozzi delle ruote dei carretti non rovinassero la muratura delle case, si fissavano, opportunamente distanziate, alcune pietre cilindriche che terminavano a cupola: i paracarri.
Con il passare degli anni, le basole, che pavimentavano le strade, subivano logoramento e solcature, per il continuo movimento delle ruote dei carretti. Gli animali da soma erano legati provvisoriamente agli anelli di pietra o di metallo, fissati nei muri. Tra costruzioni fronteggianti, all’ingresso di un vico, v’erano arcate dotate di sovrappassi. Un anello di pietra sotto l’arcata, al centro della volta, sosteneva un lume ad olio o a petrolio. Sempre sotto l’arcata, al centro di una delle due pareti, un'edicola conteneva la statuina o l’immagine del Santo venerato dal vicinato. L’arcata realizzata all’ingresso di una stradina senza uscita, poteva essere dotata di una robusta porta che, la sera si chiudeva per riservare maggiore sicurezza agli abitanti.
La gran cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, d'uso comune, rappresentava il luogo dove le donne s’incontravano per lavare panni ed alimenti, chiacchierando ed aiutandosi reciprocamente.
Lungo i vicoli si aprivano piccole botteghe d'artigiani che, spesso, esponevano i loro manufatti sulle mensole di pietra distribuite a metà uscio della bottega.
Le porte delle botteghe, delle rimesse e delle cantine, avevano una piccola apertura circolare, detta “gattaiola”, a livello del pavimento, che permetteva il libero accesso ai gatti che dovevano cacciare i topi.
Per riscaldare i piccoli ambienti delle abitazioni, si bruciava nei bracieri il carbone o la carbonella.
Per quanto riguardava l’igiene personale, le mani e il viso, erano lavati con l’acqua contenuta in una bacinella. Il bagno era fatto nella tinozza di legno. Mancando servizi igienici e rete fognaria, tutti badavano a raccogliere le acque luride in secchi per svuotarli, assieme al vaso da notte, nel carro a botte trainato da un animale. Le acque sporche, poi, erano smaltite in grandi vasche, realizzate fuori del centro abitato.
Si rammenta che, in passato, i legami familiari erano riccamente vissuti e si conduceva un'esistenza spensierata e serena, perché nessuno sollevava sentimenti d'egoismo e odio verso i propri simili.

Carro botte per la raccolta delle acque luride.

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Ingressi a botteghe artigianali, con rispettivo ripiano per esporre le merci.

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Ingresso ad un "vico": "iuso".

Edicola votiva sotto l'arcata.

Particolare dell'edicola votiva.

Attacchi per la sosta di cavalli.

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Paracarri.

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Sbarra per pulire la suola delle scarpe, accanto all'ingresso di una casa.

Vico su cui si affacciano case a tre livelli: sottano, mediano e soprano.

Sottano: a livello del piano della stradina.

Mediano.

Soprano.

Oggetti per il bagno del passato.