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Gruppo di carradori del passato.

"Sciaraballe o sovramolle": traino leggero usato per trasferire merci e passeggeri.


IL CARRADORE

Nei giorni odierni il legno è riconosciuto come risorsa naturale molto pregiata che é utilizzata per fabbricare la carta e il rayon, fibra artigianale molto diffusa, oppure mobili e oggetti vari, e, bruciato come materiale per produrre calore.
I selvicoltori dopo averlo scelto nelle foreste e nei boschi, lo indirizzano alle segherie dove é scortecciato, lavato, segato e squadrato, ottenendo tavole e travi che in seguito sono essiccate e sottoposte alla stagionatura.
A Noci, nell’antichità, queste travi e tavole, erano utilizzate per costruire traini e calessi, carrozze leggere a due ruote e con sedile, di solito trainati da un solo cavallo.
Essi oltre ad essere utilizzati per trasportare merci erano anche mezzi di locomozione di quei tempi. Il veicolo, come base, aveva un telaio che sul davanti terminava con due assi molto lunghe, in legno di faggio oppure in acacia, ove si collegava il cavallo, mentre le ruote montate sull’asse, posto sotto il telaio del piccolo cassone, erano costituite di legno di quercia o rovere e munite di giusti raggi e di un cerchione di ferro che migliorava la resistenza e ne prolungava la durata.
Le persone, da due a quattro, occupavano posto su un esatto sedile che nei tipi più rifiniti, oltre ad essere imbottito era ricoperto di cuoio.
Il calesse, diretto discendente della carrozza, mezzo di locomozione alquanto leggero e pertanto più veloce rispetto ai traini, era dotato di due molle di acciaio che fungevano da ammortizzatori, poteva essere scoperto, oppure fornito di un giusto mantice in tela robusta che mediante articolazioni esterne era sollevato quando doveva riservare i viaggiatori dalle intemperie e dalle radiazioni intense del sole.
La sciarrètte (calesse), per tanti anni è stata il mezzo di locomozione dei massai delle nostre campagne. Il martedì, giorno di mercato a Noci, per le arterie principali che portavano dalle campagne al paese, si osservavano file interminabili di calessi, carichi di prodotti dell’allevamento che i massai si accingevano a vendere ai commercianti venuti dai paesi limitrofi o addirittura da Bari.
Per il trasporto delle merci pesanti si utilizzava un esatto veicolo che era chiamato “ ù traìne”. Quest’ultimo era costituito da un cassone montato sopra due grandi ruote non dotate di ammortizzatori. Questo mezzo pesante serviva ai massai. Ai contadini e ai carrettieri per trasportare derrate agricole, legna e merci di ogni genere. Aveva bisogno di uno o più cavalli per il traino. Nel nostro paese i numerosi carradori si dedicavano alla costruzione di calessi e carri che rifinivano con particolari accorgimenti in base al tipo di commissione ricevuta.
I viaggi e gli scambi commerciali con i paesi viciniori si attuavano facendo uso di carrozze, calessi e carri agricoli che si muovevano su strade poco ampie, coperte di pietrisco o breccia e tanto polverose.
I mezzi di trasporto del passato non permettevano di fare viaggi molto lunghi: al massimo si poteva andare fino a Bari. I carrettieri che dovevano ritirare le merci (olio lampante, carbone fossile, petrolio, sale e altro) dal porto di Bari e quelli che si recavano nei boschi del territorio circostante, a fornirsi di legna, carbone vegetale e calce idrata, partivano alle quattro e illuminavano la strada da percorrere attraverso la fioca luce che emetteva una lampara a petrolio sospesa sotto il traino.
Questo tipo di lavoro ricco di sacrifici, di stenti e così immane, non privava le persone della serenità d’animo e della gioia di vivere.
Con la scomparsa dei suddetti mezzi di locomozione il nostro ambiente ha cambiato fisionomia e, di quella che è stata una realtà di ieri, ci rimane un pezzo di storia da raccontare ai nostri figli, affinché possano risalire alle radici della propria origine.

Calesse dotato di mantice.

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Laboratorio del carradore.

Cosimo Sportelli: carradore di Putignano.