ESCAPE='HTML'


LA CULTURA DELL′ACQUA

La cultura dell’acqua deriva dalla necessità di esortare gli uomini a non agire inconsapevolmente, alterando l’equilibrio biologico di fiumi, laghi, mari, sconvolgendo così tutte le forme di vita esistenti e ancor di più lo stesso paesaggio.
L’acqua accumulata sulla terra costituisce l’idrosfera che comprende il 71% della superficie del pianeta, contro il 29% delle terre emerse.
Di tutta l’acqua, così abbondante, solo il 3% è dolce, cioè con sali diluiti in quantità non superiori al cinque per mille. L’uomo, che per il 60% del suo corpo è costituito da acqua, ne richiede una certa quantità giornaliera per il proprio metabolismo organico e pertanto non può farne a meno. Procurarsi l’acqua potabile è stato il problema di tutte le generazioni umane.
Oggi, con lo sviluppo delle attività industriali, con il miglioramento dell’ambiente domestico e con l’irrigazione dei campi coltivati, l’acqua dolce, unica risorsa potabile per l’uomo, è in pericolo e perciò va difesa, curata e usata con parsimonia, poiché la domanda aumenta continuamente e le risorse diminuiscono.
In passato, i nostri avi non irroravano le piante e non irrigavano i campi. Infatti, piantavano gli alberi da frutto e le viti tra o lungo i muri a secco, attorno alle specchie (accumuli ordinati di pietre di varie dimensioni) e vicino ai trulli, perché lì sarebbero potuto sopravvivere alle arsure estive, sfruttando l’acqua che si produceva verso l’alba sulle pietre a causa della condensazione del vapore di cui l’aria era satura.
E’ da ricordare che il suolo e le pietre si riscaldano rapidamente di giorno, sotto l’azione del sole e si raffreddano con la medesima celerità di notte. Gli strati di pietre fra l’altro non permettevano ai raggi solari di penetrare nel suolo e far evaporare l’acqua che si era accumulata a seguito delle precipitazioni di pioggia avvenute alcuni mesi prima.
L’uomo di allora, conscio che l’ambiente gli offriva tutto il sostentamento per la vita, curava la natura con attenzione e mai la tradiva. Esso, attraverso la costanza e l’attenta osservazione, acquisiva informazioni e ricercava la soluzione più idonea. L’apprendimento o comportamento intelligente che era alla base del ragionamento, gli permetteva di conservare e riutilizzare, in problemi nuovi, le esperienze vissute.
La società odierna si trova di fronte a disastri ecologici dovuti a un uso indiscriminato dello spazio naturale. Abbiamo bisogno di acquisire consapevolezza attraverso idonee conoscenze per comprendere i fenomeni naturali e tentare di gestire in modo razionale il patrimonio ambientale, in funzione alla salute e della qualità della vita.
Attraverso la dimensione storica del nostro territorio possiamo, assieme, tentare di disegnare una realtà che possa far godere alle generazioni future il patrimonio ambientale.
Il vapore acqueo prodotto dal magma incandescente della crosta terrestre, l’acqua che evapora attraverso gli ambienti (in modo particolare dai mari) e l’acqua di traspirazione che proviene dai boschi, rinnovano da sempre il “ciclo dell’acqua” sulla Terra.
L’acqua che sotto forma di vapore si eleva nell’atmosfera, formando le nuvole, trasportata dai venti, dopo una settimana o poco più, a contatto con l’aria più fredda di altre correnti si condensa e ricade al suolo sotto forma di pioggia, a migliaia di chilometri di distanza. L’acqua piovana subisce un primo inquinamento da parte dei composti dello zolfo e del piombo, presenti nell’aria.
Un successivo inquinamento lo subisce quando scorre sul suolo, a causa dei rifiuti civili di tipo organico, oppure erbicidi, anticrittogamici, pesticidi, fertilizzanti e da rifiuti industriali.
Nell’acqua sono presenti i batteri che provvedono alla demolizione delle parti organiche e rimettono nel ciclo della vita le sostanze nutritive.
Le acque di scarico delle abitazioni umane contengono batteri patogeni che causano malattie infettive, quali: tifo, colera, epatite, salmonellosi e altro, quando finiscono nel nostro organismo attraverso gli alimenti inquinati.
Gli ortolani nocesi, per mancanza di conoscenze, fino ad alcuni decenni fa, hanno continuato a innaffiare le piante da orto con le acque luride che alcuni addetti raccoglievano nel centro abitato, perché non immaginavano il danno che potessero arrecare a coloro che acquistavano gli ortaggi.
Oggi, l’uso delle acque provenienti dagli scarichi domestici è vietato da una normativa dello Stato e questo per salvaguardare la salute umana e l’ambiente contro gli effetti nocivi.
Si rammenta che, nella nostra civiltà contadina, i prodotti di scarto erano meno numerosi, perché riutilizzati per l’alimentazione degli animali domestici o per la concimazione dei terreni.
E’ andata perduta la tendenza al riutilizzo e al risparmio e perciò spesso, dopo l’uso, ogni rifiuto, senza limiti è liberato nell’ambiente, anche quando potrebbe essere recuperato e opportunamente trattato per essere rimesso nei cicli naturali.
 ESCAPE='HTML'