LE UNITA′ DI MISURA DEL VINO

Sin dal 1700 il territorio circostante a Putignano era adibito a coltivazione di vigneti che bene vegetavano sulle ondulazioni collinari. A Sud-Ovest del centro abitato, un feudatario di nome Colavecchio Francesco Saverio, possedeva 1200 ettari di terreno boschivo. Tale territorio era conosciuto come “Ponte la Macchia”.
I putignanesi, allora sarcinari, vale ad affermare che trasportavano sulle proprie spalle le fascine, si recavano in detti boschi per tagliare la legna che, poi, bruciavano in casa per cuocere i cibi e per riscaldare gli ambienti.
Successivamente, una buona parte di quell'estensione boschiva e tutta la valle che confinava con il paese, fu disboscata e coltivata a piante da frutto e a vigneto. Attualmente, il bosco, occupa sparute superfici verso la collina e rimane a testimonianza di una realtà del passato.
Nella valle, letto di un antico fiume, era presente un laghetto che si era formato sopra una dolina, conosciuto come “Lago di Tragneto”.
Oggi, la valle, conserva tale nome ma non ha più le distese di viti verdeggianti. Si contano, ancora, poche piante e resti di vecchi palmenti, disseminati qua e là a ricordo di come l’uomo produceva il mosto d’uva in campagna, accanto al vigneto, per poi trasferirlo nelle cantine del paese, per la fermentazione e l’invecchiamento.
Spesso, là dove la coltura della vite non era di tipo specializzato, come si nota su alcune vecchie fotografie che rappresentano il territorio, i contadini piantavano i vitigni lungo i muri a secco, su ambo i lati, accanto ai trulli e attorno ai cumuli di pietre, affinché le piante potessero trovare sostegno e umidità sufficiente nei mesi estivi, quando le piogge scarseggiavano.
Il vino è stato, ma lo è ancora oggi, una bevanda alcolica che piace agli uomini e pertanto si continua a produrlo, anche se sono cambiate le tecniche.
Nei nuclei storici dei nostri paesi, facilmente, si possono osservare i luoghi in cui si faceva deposito, commercio e consumo diretto della suddetta bevanda. Le unità di misura del vino, in passato, erano ben diverse da quelle odierne, ma comuni tra i paesi locali in cui avvenivano gli scambi commerciali.
La bevanda, in quantità rilevanti, come tutti i liquidi, nei secoli andati, prima della riforma delle misure del 1840, si vendeva a peso. Nella vendita di piccole quantità, ai diretti consumatori, per comodità delle parti, si usavano misure di capacità: SOMA, QUARTA e CARAFFA. Nel 1500, a Castellana Grotte, una SOMA era formata da quindici QUARTE, pari a 10,67 Kg, ciascuna delle quali era costituita da sedici CARAFFE. La CARAFFA di vino cotto pesava once venticinque, pari a 668 grammi. Un’oncia di vino pesava 26,76 grammi. L’intera SOMA, all’incirca, pesava 160 chilogrammi.
Il commercio del vino avveniva attraverso l’impiego di botti e barili collocati sui traini tirati da cavalli che i carrettieri conducevano da un paese all’altro del territorio a noi familiare.
L’articolo vuol essere un granello di sabbia lanciato verso i giovani, affinché possano appassionarsi alla ricerca per risalire alle proprie radici, non trascurando il recupero di tutto quello che testimonia la nostra storia locale.

Grandi orci (Capasoni) che, in passato, servivano per la conservazione del vino e dell'olio.

Grandi botti realizzate con legno di rovere.

Botti depositate in una cantina locale.

Barili collocati in uno spaccio.

Barilotto di dimensioni limitate.

Piccolo traino che, in passato, si usava per trasportare barili.

 

 

Traino che si usava, in passato, per trasferire le botti colme di vino.