Anni venti del secolo scorso.


L’AVVENTO DELLA BICICLETTA A NOCI

All’inizio del secolo scorso, le strade che dal centro abitato di Noci si diramavano per la campagna circostante, erano strette, polverose e ricche di buche scavate dalle ruote pesanti dei carri. In questo periodo i carraioli avevano già provveduto a migliorare i mezzi di trasporto di merci e di persone per diventare più veloci. Le carrozze private delle famiglie nobiliari e dei benestanti del paese erano state rese più comode con l’introduzione delle sospensioni a balestra, del mantice a soffietto, di ruote più grandi e con raggi ben distribuiti e sagomati. La sciarrètta a due ruote, con o senza mantice a soffietto, mezzo leggero, abbastanza veloce e trainato da un solo cavallo, divenne mezzo da locomozione per i massai, dediti nelle campagne alla pratica dell’allevamento e dell’agricoltura. Erano ancora scarsi gli scambi commerciali con i paesi limitrofi e con quelli di mare e parecchie famiglie sopravvivevano utilizzando le varie risorse che il territorio offriva.
Il bracciante, che si levava di buon’ora, d’inverno, collocate sulla spalla le bisacce (doppio sacco di trama intrecciata e tessuta su telaio a funzionamento manuale), ove aveva posto un tozzo di pane, alcuni fichi secchi, un fiasco di terracotta ripieno d’acqua, i piccoli attrezzi da lavoro, dopo essersi avvolto in un pesante mantello di forma rotonda, ampio, senza maniche, affibbiato al collo, bavero con o senza pelliccia, raggiungeva a piedi il luogo dove prestare la propria opera.
All’alba intere famiglie, coperte da pesanti pastrani, a piedi o su piccoli carretti trainati da asinelli, si avviavano verso il proprio fazzoletto di terra o verso la “partita”, lotto di terreno demaniale ricevuto in assegnazione, per eseguire i vari lavori stagionali e per sistemare a terrazze i terreni in pendio, attraverso la realizzazione di muri a secco di contenimento. Fu in questo periodo che parecchi minori vennero ingaggiati dagli assegnatari delle “partite” per trasferire con mastelle (i callarèdd), sui terrazzi realizzati, la terra che le acque piovane, precedentemente, avevano trascinato sul fondo della valle. Nel frattempo i più anziani rimediavano a piantare i vitigni per organizzare un vigneto, oppure alberi da frutta tipici della nostra zona.
Ogni tipo di lavoro, incondizionato, che si protraeva dall’alba al tramonto, costava tanto sudore e stanchezza.
Al calare del sole, piccoli e grandi, con il proprio carico di legna da ardere nei caminetti domestici, con i frutti offerti dalla natura e con i prodotti della terra lavorata, facevano ritorno alla propria dimora per assaporare il sospirato riposo.
La bicicletta, dotata di pedali e catena collegata al mozzo della ruota posteriore, non tanto diversa dalle attuali, nacque nel 1885 su modello di Rover. Prodotta su vasta scala dopo il 1890, ben presto fu comune anche in Italia. Nel primo trentennio del ventesimo secolo comparve anche a Noci e divenne mezzo da locomozione per molti operai che giornalmente erano costretti a percorrere parecchie miglia di strade fangose per raggiungere i boschi e le masserie dove prestavano la propria opera braccianticola. In paese sorsero i primi punti vendita con annessa piccola officina per la riparazione e sostituzione di pezzi logori o rotti. Il punto vendita divenne anche luogo di noleggio di biciclette per tutti coloro che intendevano imparare a guidarle. Un’ora di noleggio di una bicicletta costava quattro soldi.
Questo mezzo di locomozione, azionato dalla forza muscolare, maneggevole, di ridotte dimensioni e poco ingombrante, più veloce degli altri mezzi di trasporto, divenne un bene molto desiderato e pertanto ognuno racimolava la somma necessaria per realizzare l’acquisto. A quei tempi una bicicletta nuova costava circa settantacinque lire. Questo mezzo di locomozione fu usato per raggiungere velocemente i paesi limitrofi e per trasferire, sul piccolo portabagagli, cestini di frutta, legna e a volte una seconda persona. Il signor Antonacci Giuseppe, ottantenne, biciclettaio su Putignano, iniziò a conoscere le caratteristiche e le tecniche di equilibratura di una ruota a raggi sotto la maestranza di un carraiolo, all’età di sette anni. A sedici anni, viaggiando in bicicletta, frequentò a Bari un breve corso di specializzazione riguardante la meccanica del biciclo. Successivamente aprì un punto vendita in Putignano. Tra i primi biciclettai nocesi ricordo i signori: Gigante Giambattista, Pugliese Gemino, Notarnicola Matteo, Marinuzzi Pietro, Sansonetti, Matarrese Modesto, Colucci Michele e Giuseppe Carucci.
Questo velocipede a pedali, anche se sostituito da motociclette e da automobili, ancora oggi, rimane un mezzo di locomozione tanto affidabile e molto utile nei centri abitati supertrafficati, perché non desta grandi problemi di parcheggio, costa poco, consente di raggiungere una velocità media che si aggira sui trenta chilometri l’ora, non fa rumore, non inquina e perciò è un mezzo ecologico. Non richiede combustibile e l’azione del pedalare svolge un effetto benefico sulla nostra salute perché stimola l’apparato cardiocircolatorio e quello respiratorio.
La mountan bike, bicicletta dell’ultima generazione, sta riconquistando terreno nella nostra società molto industrializzata, anche se il suo uso comporta il rischio di essere investiti dalle automobili e di cadere in caso di perdita d'equilibrio.
E’ attraverso il racconto degli anziani, quelli con la schiena curva, poco comuni, che la storia locale confluisce fino a noi per farci acquisire coscienza e spronarci a costruire, attraverso l'impegno, il nostro avvenire.

Anni quaranta del secolo scorso.

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Ventura Vittorio: biciclettaio a Putignano.