Veduta di Noci.

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L’AMBIENTE NOCESE DEL PASSATO

Fino a cinquant’anni fa il 70% dei braccianti nocesi lavorava alacremente nei campi e produceva alimenti necessari ai bisogni della popolazione. Con l’uso di piccoli attrezzi agricoli, con tanta buona volontà e forza di braccia, ogni capofamiglia lavorava sodo dall’alba al tramonto per assicurare gli alimenti di base ai propri figli.
L’uomo del passato, con l’impiego della zappa, ha reso produttivo ogni fazzoletto di terra del nostro territorio perché dal terreno traeva il necessario per la propria sopravvivenza. Ha trasformato in verdi pascoli tutto quello che era arido o ricoperto di rovi, di piante selvatiche, di sassi. Ha selezionato le piante che meglio vegetavano nell’ambiente e che mostravano resistenza ai parassiti, agli insetti e alle intemperie.
Ogni bracciante lavorando nei campi si legava a essi con amore, così come un bimbo alla madre, curandoli e attendendo con pazienza i frutti del proprio lavoro, che spesso erano magri. In età avanzata se le gambe gli permettevano di muoversi, ormai curvo e sostenuto da un bastone, l’incanutito uomo si trascinava per le stradine basolate di pietra che portavano verso la campagna, tra i tanti campicelli verdeggianti delimitati da muri a secco, per prestare una delle sue ultime opere o per vagare con la mente su ricordi del passato, sui tanti affanni, sull’innata sofferenza della vita, prima che le forze lo abbandonassero definitivamente per la dipartita.
Le macchine e gli attrezzi meccanici hanno permesso al contadino di produrre alimenti necessari per sfamare più di cinquanta persone, a differenza del passato che appena ne sfamava un paio.
L’agricoltura, da sempre, è legata ai cicli delle stagioni dell’anno per la semina, coltivazione e raccolta dei frutti. Il clima locale, le gelate tardive, la mancanza di piogge, le grandinate e i cicloni, può distruggere l’immane lavoro degli uomini.
Verso la fine della primavera si attendeva con ansia la maturazione delle ciliegie, primi frutti dell’anno solare che tutti mangiavano con voracità, dopo tanti mesi in cui era stato possibile consumare solo frutta secca conservata nei vasi di terracotta. Nei giorni odierni possiamo consumare frutta fresca per tutto l’anno, grazie al commercio, ai mezzi di trasporto veloci, ai sistemi di conservazione nelle celle frigorifere.
E’ tempo di organizzare i campi, di programmare le produzioni sulla base della domanda di mercato, affinché niente rimanga invenduto e possa permettere agli operatori del settore di continuare a lavorare la nostra terra, di non abbandonarla a se stessa.
Gli amministratori hanno il dovere di promuovere la raccolta dei prodotti tipici locali, di permettere la nascita di cooperative che possano immettere direttamente le merci nei mercati generali, senza l’intervento di sfruttatori e intermediari. Il ciliegio, una pianta da frutto che vegeta bene sul nostro territorio, va coltivato in forma specializzata, favorendo quelle varietà, primizie o tardive, che tanto sono richieste sui mercati internazionali.

Albero di ciliegio con i frutti maturi.

Contenitore di terracotta.