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I boschi di Quercus Trojana.

IL BOSCO CATTURA L’ENERGIA DEL SOLE E LA TRASFORMA IN OSSIGENO, CIBO, LEGNO

Nel corso dei secoli lo sfruttamento del suolo con l’introduzione dell’agricoltura e dell’allevamento ha determinato frofondi squilibri agli ecosistemi della Terra. Del resto, il territorio stesso nel quale viviamo si presenta fortemente antropizzato. L’avvento dell’agricoltura moderna, la rivoluzione industriale e l’uso delle macchine hanno radicalmente modificato lo stile di vita di tanti individui.
In passato, le attività economiche locali non basate sull’agricoltura, erano legate al vasto patrimonio del bosco del territorio di Putignano e di quello dei paesi limitrofi ad esso. Di questo manto del bosco sono ormai rimaste limitate tracce a causa del disboscamento massiccio operato dall’uomo. Le poche aree che resistono ancora, di proprietà privata, sono poste lungo le pendici collinari dov’è più difficile la coltivazione del terreno.
Nel periodo del medioevo i boschi erano del demanio pubblico e considerato un bene naturale da valorizzare e tutelare, poiché soggetti all’uso in comune da parte della collettività del luogo, sia per il libero pascolo sia per la raccolta di ghiande, di frutti del sottobosco (fragole, lamponi, more, funghi) e di legna da ardere.
Sino a cinquant’anni fa i putignanesi, ancora “sarcinari”, in altre parole che trasportavano sulle proprie spalle le fascine, si recavano nei boschi, sulle colline circostanti al paese, per raccogliere la legna che dovevano bruciare nei camini per cuocere i cibi e per riscaldare gli ambienti domestici. E’ da ricordare che i nostri artigiani del passato utilizzavano il legno di quercia per costruire contenitori (secchi, tini e botti a doghe), attrezzi agricoli, porte per abitazioni, parti di traini agricoli ed altro.
IL bosco, pertanto, era fonte di cibo, d’energia chimica e di materia prima per costruire manufatti, nonché risorsa di lavoro e di benessere per la comunità.
Ogni anno, all’inizio della primavera, gli alberi di quercia, roverella, leccio ed altro del nostro paesaggio del bosco germogliano. I loro rami si rivestono di nuove foglie e fiori.
La quercia e la roverella, piante decidue, alla fine dell’autunno perdono le foglie lasciando i rami spogli per tutto ilperiodo invernale, originando così un paesaggio diverso da quello estivo.
Nel bosco in vegetazione, la luce che filtra tra i rami non fitti delle querce permette lo sviluppo dei biancospini, lamponi, felci e ancora, più vicino al suolo, tante piante erbacee, primule, viole, anemoni, orchidee e nelle zone più umide anche muschio.
Sul terreno ricco di foglie in decomposizione e quindi di sostanza organica, in autunno, con le prime piogge, trovano il loro ambiente naturale numerose specie di funghi.
Questa fiorente vegetazione è favorita dalle radiazioni solari: grazie al flusso continuo d’energia termica e luminosa il bosco, attraverso il processo di fotosintesi clorofilliana, svolge un’azione essenziale per il ciclo della vita, mantenendo l’atmosfera ricca d’ossigeno e depurandola dal carbonio che è così reso disponibile agli esseri viventi.
Il bosco quindi cattura l’energia solare e l’anidride carbonica dell’aria e fornisce ossigeno, gas tanto utile agli esseri viventi. Dal suolo assorbe acqua e sali minerali per fornire cibo ed energia agli animali.
Pertanto l’uomo può essere considerato un motore che è mosso dall’energia solare.
L’uomo moderno causando le piogge acide, gli incendi di foreste e distese del bosco, deforestando, in modo insensato, infierisce sulla normale funzione della vegetazione.

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