LE GRANDI VIE DELLA TRANSUMANZA

Una vasta parte del nostro territorio, per molti secoli, è stata sfruttata a pascolo solo d’inverno, perché d’estate, per la scarsità delle precipitazioni acquose, la vegetazione di tipo erbaceo scarseggiava.
L’uomo, per continuare a praticare l’allevamento, era costretto a spostarsi con i greggi e con le mandrie presso territori che durante i mesi estivi offrivano il pascolo. La tecnica di trasferimento degli animali allevati, su percorsi ben determinati, era sconosciuta con il nome di “transumanza”. Furono proprio le condizioni atmosferiche avverse e la mancanza d'erba a spingere i pastori a spostarsi dall’Abruzzo, dalla Regione del Molise, dalla Campania e dalla Basilicata verso la Puglia in autunno inoltrato e, viceversa, alla fine della primavera.
Nei mesi di lontananza dalle proprie famiglie, sui pascoli, lungo i tratturi e nelle pagliare (abitazioni temporanee), i pastori trascorrevano un'esistenza ricca di sacrifici e di stenti.
Per la pratica della transumanza degli animali dalle montagne alla pianura e alle colline della Puglia fu realizzata una gran via erbosa, larga 111 metri, che doveva soddisfare il numeroso movimento degli animali transumanti.
Sul territori da pascolo si giungeva attraverso i tratturelli, svincoli sempre più stretti che si esaurivano nei bracci, piccole diramazioni che permettevano al pastore di raggiungere la zona a lui assegnata.
I tratturelli e i bracci, sul territorio nocese, avevano un andamento tortuoso perché costeggiavano i terreni messi a coltura dagli abitanti stabili e, spesso, erano delimitati da muri a secco.
Lungo il viaggio, della durata di un mese e più, i greggi pascolavano sul tratturo o nei “riposi”: vasti spazi erbosi dotati di “Stazzi” recintati con legno o con pietra, di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana e di ricoveri per pastori.
I pastori, fra l’altro, prima di riposarsi, dovevano mungere le bestie e cagliare il latte per ottenere così il formaggio che, a volte, per procurarsi altri alimenti di base, barattavano con i locali o che portavano con se nel viaggio di ritorno per vederlo assieme alla lana e agli agnelli, a Foggia, per pagare al doganiere la “Fida” (tassa fissata dal regno di Napoli per aver usufruito del pascolo sul demanio).
Inizialmente i tratturi non furono tenuti in gran considerazione dai regnanti, successivamente, nel 1447, Alfonso D’Aragona, avido di denaro, regolò la transumanza attraverso una legge del regno e fece pagare ai pastori, presso la dogana di Foggia, una tassa per quando detto prima. Tale istituzione permase sino al 1807, quando Giuseppe Bonaparte la estinse.
Per la “mena” delle pecore in Puglia, a metà ottobre, i pastori abbandonavano gli stazzi e le pagliere e dalle montagne dell’Abruzzo e del Molise scendevano a valle con i greggi, per radunarsi nel riposo del torrente Saccione, tra il fiume Biferno e il fiume Fortore, nella valle tra Chieuti e Serracapriola, per passare poi, attraverso la dogana di Foggia e utilizzando il gran tratturo, giungevano ai pascoli del demanio della Puglia. A fine primavera, il viaggio di ritorno dei transumanti si concludeva a Sepino (Molise), termine che proviene da saepio (recinto), dove si esauriva il gran tratturo e attraverso archi e porte i pastori accedevano al mercato delle merci per vendere i prodotti della pastorizia.
Dei tracciati di pastori e greggi, degli stazzi, dei vecchi jazzi, è rimasto quel tanto che basta per farci riflettere su quella che è la nostra storia locale. Oggi le pianure della Puglia sono tutte bonificate, le nostre colline migliorate e coltivate a foraggio, utilizzato per l'allevamento stanziale che si pratica nelle masserie, grazie anche alla disponibilità d'acque dei tanti pozzi artesiani che sono stati trivellati e agli acquedotti rurali, attuati in questi ultimi decenni.
Con un poco di buona volontà possiamo ricercare, classificare e restaurare i segni lasciati sul territorio dal lavoro millenario dell’uomo, perché proprio questi beni storici possono generare posti di lavoro e ricchezza reale con il turismo che attraggono.

Stazzi.

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Tratturelli che, in passato, si utilizzavano per la transumanza delle greggi.

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Tratturello "IL PARETONE DEL DIAVOLO".

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Portali d'accesso a grandi "Jazzi".

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Recinto di un grande "Jazzo".

Mastodontico ricovero per pecore.

Interno di un ricovero per pecore.

Grande cisterna situata in un "RIPOSO".

Torretta di avvistamento, locali per il riposo dei pastori e per la cagliata del latte.

Varco, nel muro a secco, per il passaggio delle pecore.